Da una settimana circa faccio lo stesso percorso sulla metro parigina. Improvvisamente stamane l’inaspettato.
C’è un tratto in cui il treno esce in superficie; succedeva anche le altre mattine ma io continuiavo comunque a leggere “L’Eleganza del Riccio” come se nulla fosse. Stamattina un flash improvviso, come di una foto, mi ha colpito, come quando nel bel mezzo della nostra normalità quotidiana un granello di polvere fuori posto ci riporta in vita. E ci disturba. In fondo, ciò che è diverso dalla nostra “normalita'” disturba l’uomo da sempre. Che bello se nessuno si fosse mai preso il disturbo di inventare il concetto di normalità. Ma ormai è troppo tardi, forse questo termine anche è troppo legato alla nostra cultuira, come i crocifissi.
In ogni modo, ero lì che leggevo e questa fotografia improvvisa alle mie spalle mi ha scosso. Mi sono voltato, e il sole era lì, sorto da poco che splendeva appena sopra i tetti parigini. Il semplice fatto che nei giorni scorsi il cielo era grigio ha fatto si che io rimanessi intorpitito nella mia lettura, senza accorgermi che c’erano i tetti della periferia sud di parigi da guardare. OK, non proprio periferia. Alessandro no, non vivi in periferia tu, tranquillo!
Ci cado pure io. Come tutti. Rimaniamo intorpiditi nella nostra bella “normalita’” e ci precludiamo tutto ciò che di bello può succedere intorno, solo perché diverso dalla nostra quotidianità.
Quindi da una settimana sono a Parigi. Prendo la metro tutte le mattine, la RER linea B da Cite’ Universitaire (per i francofoni che leggono: perdono, ma la tastiera Americana non ha tasti accenti!). Scendo a Chatelet les halles e prendo la linea 14 verso Saint lazaire. Scendo a Madelaine e faccio un pezzetto a piedi. Al centro della piazza Medalaine c’è una chiesa simil tempio che devo assolutamente vedere prima che vado via. E se non fosse che ormai la pausa pranzo è un optional che raramente mi concedo, ci sarebbe il Louvre e Place de la Concorde a soli due passi da qui! Tutte le mattine nel tratto sotterraneo che percorro per fare il cambio di metro tra la linea b e la 14, attraverso (insieme ad altre 350 persone) un tunnel largo che ci starebbero due automobile, lungo circa 200 metri. Un fiume di persone ordinate che camminano in sensi opposti. Si lo so, la metafore “fiume di persone” è banale, come la maggior parte dei pensieri che esprimo, ma al momento non so fare di meglio. Posso aggiungere che non è tanto la vista di una miriiade di testine davanti a me che mi diverte, quando l’eco perfetta che c’è nel tunnel e che riproduce il suono dei passi all’unisono in maniera perfetta. Tutte le mattine all’inizio del tunnel c’è un uomo di mezz’età’ che chiede l’elemosina, una cassa vicino a lui riproduce della melodia jazz e lui tiene il tempo bacchettando uno strano strumento cilindrico. Sinceramente non so dire quanto il suo apporto sia determinante per una musica già completa di per se, ma in ogni caso è’ simpatico. Ogni mattina in questo tratto mi ripeto “bello questo pensiero che ho appena formulato, non me lo devo dimenticare, non me lo devo dimenticare” e quindi cerco di appuntarmelo da qualche parte mentre cammino o mi concentro finchè non arrivo in ufficio e lo registro da qualche parte. Solitamente nel mio blog.
I Francesi. Ieri parlavo con Jonathan, in visita a Parigi per lavoro. Inglese che ha vissuto qui per parecchi anni e che ama il popolo parigino. Trova il loro rapporto con la vita adorabile. Non so, sarà che da bravo italiano (legato alle tradizioni!!) ho un po’ di pregiudizi nei confronti dei galli (intesi non come volatili) e che i colleghi del posto non è che si siano impegnati a sfadare in questa settimana…. o forse è solo il fatto che per il momento sono affascinato e ammaliato dal rapporto che gli inglesi hanno con la vita. Non tanto con la vita, quanto con l’ambiente che li circonda. Non voglio dire con la natura, perché rischierei di dare a questo pensiero un concetto troppo bucolico, e non è quello che voglio. Parlo di tutto ciò che riguarda l’ambiente che li circonda. I bambini sono lasciati liberi di rotolarsi nell’erba senza che genitori isterici urlino loro dietro di tirarsi su. Il freddo non li tange minimamente e anche in questo mese le mamme passeggiano con i loro bebè seminudi. Se ne vanno in giro per il traffico cittadino in bici con dietro tre o quattro bimbi che li seguono. Insomma, sembra che vivano tutto con maggiore tranquillità, sembra che non si facciano molti problemi ad affronatre ciò che li circonda.
Molti meno di quanti sicuramente ce ne facciamo noi.
Ultimo giorno nell’ufficio di Paris.
Non ho foto da allegare.