Back on the net!
Ovviamente non grazie alla Virgin nè a nessun altro operatore inglese di servizi internet. Ma grazie alla mia italianità che mi permette di utilizzare una promozione destinata alla navigazione wap (e per questo più vantaggiosa) per navigare in internet utilizzando il cellulare come modem. Ma visto i problemi che i sudditi britannici mi hanno causato, me lo merito! (Ciò basta per far tacere la coscienza).
Ma andiamo per gradi.
La settimana precedente a quella appena passata è stata trascorsa a Parigi e, dopo aver pagato la modica cifra di 30 euro per 13 cornetti (ops, croissant) domenica sera ho riattraversato la manica sicuramente più leggero. Martedì la Orange, terzo operatore di telefonia mobile in UK, avrebbe cominciato la vendita dell’ iPhone, finora monopolizzata da O2. Martedì in pausa pranzo mi precipito in negozio, più per curiosità che per la speranza di riuscire ad attivare un contratto visto che con la O2 i tentativi sono andati avanti per 1 mese e mezzo (vedi note precedenti). Inizia la trafila: controllo passaporto, controllo carta di credito, controllo di almeno due bollette spedite presso l’attuale indirizzo di residenza, inserimento dei dati personali, il tizio sbaglia a scrivere il mio cognome, cerca il passaporto che era già stato messo nello zaino per far vedere il cognome al tizio. E poi la fase finale: il credit check. Quello che non è mai stato passato. Dopo un’attesa di circa 6 o 7 minuti, il tizio (che chiameremo Ramèd perchè era indiano) mi dice “spiacente sir, non ha passato il controllo”. Io, sorrisino divertito sul volto, faccio per rimettere in borsa tutte le mie cose quando Ramèd mi dice:
“Ma…”
Soffermiamoci su questo termine. “Ma”. Mai parola fu più bella per le mie orecchie. Mai raggio di sole fu più inaspettato dopo il lungo grigiume.
“Ma ha sempre la possibilità di pagare un deposito che poi le verrà restituito al termine del contratto”
Io lo volevo dire a quelli della O2! Cacchio, ma solo noi in Vodafone italia attivavamo contratti anche ai porcospini! Ritiro fuori la santa carta di credito, pago il dovuto, firmo le carte da firmare e Ramèd, sorriso dai denti d’avorio incastonato in un viso mogano, mi porge l’oggetto del desiderio, bramato per settimane. Io lo ricevo come se fosse l’Eucarestia il giorno della prima comunione. Apro la nera confezione dalle rifiniture satinate, la melina Apple che mi sorride e un fascio di candita luce da dentro la scatole illumina il mio volto giubilante. Le campane suonano, gli angieli osannano lodi di gioia intorno a me. Mi è sembrato anche di vedere un gruppo di persone fuori sul marciapiede improvvisare un balletto.
OK, adesso ho un iPhone. Ma prima di andare avanti con il racconto è doveroso per me, ex dipendente Vodafone, fare un passo indietro. La condizione per l’acquisto di un iPhone con Orange era il poter mantenere il mio vecchio numero inglese registrato con Vodafone UK. Praticamente chiedere la famosa MNP. Ora, per chi ancora lavora in Vodafone o c’ha lavorato come me e soprattutto ha passato un periodo nel reparto Retention MNP (come il sottoscritto) sa di cosa parlo. I miei ultimi giorni in Vodafone sono stati spesi chiamando gente che se ne voleva andare per convincerla a rimanere. E per riuscire nell’intendo si era disposti a tutto. Qui funziona che per andartene devi chiamare il tuo operatore e farti dare quello che si chiama PAC number, da consegnare poi al nuovo operatore. Lunga, penserete. Macchè! E soprattutto se lo pensate vuol dire che non avete mai chiesto MNP in italia! Il giorno stesso, davanti a Ramèd che mi guardava, chiamo Vodafone. L’operatore dall’altra parte mi risponde, mi chiede perchè me ne voglio andare, cosa mi offre la Orange e lui (tanto carino!) per farmi rimanere mi offre un qualcosa tipo sms gratis o simili. Io me ne sto andando per un telefono da paura, con una tariffa da paura e tu mi dai gli sms gratis!
Siiii, ho goduto! Questa è giustizia! Questa è la ricompensa che mi spetta per essere stato tutti quegli anni ad arrampicarmi sugli specchi al telefono con dei clienti che se ne andavano per delle offerte palesemente più vantaggiose e io non avevo nulla da offrir loro (se non il mio corpo, ma non l’ho mai fatto). Trovarmi dall’altra parte è stato bellissimo! Questo che mi offre della robetta e io che gli dico
“scusa, come hai detto che ti chiami?”
“Arjar” (nome inventato, ma era indiano anche lui)
“Arjar, hai capito cosa mi offre Orange? Vuoi che paragoni con quello che mi stai offrendo tu?”
Silenzio dall’altra parte. Con la coda dell’occhio mi sembra di vedere l’angolo della bocca di Ramèd che si piega leggermente verso l’alto.
“Davvero Arjar, apprezzo. Ma devo andare”. Mi vedo stagliato contro il tramonto su una collina, Arjar si tampona gli occhi colmi di lacrime con un fazzoletto bianco e io mi incammino verso il sole, l’iPhone stretto tra le mani, la melina argentata lancia rifressi crepuscolanti (si dice?) tutto intorno.
A questo punto mi preparo ad aspettare non meno di due settimane per il passaggio. Tutto ciò succedeva martedì scorso. Giovedì il mio numero era in Orange. Ecco, se gli inglesi fossero così in tutto prenderei la mia famiglia e la farei trasferire qui!
Eppure non sono riuscito a godermi il momento. Ero in ufficio, improvvisamente uno strano messaggio sul display del mio nokia coglie la mia attenzione
“carta sim non registrata”.
O mio dio, mi dico. È fatta. È andata. Non sono più in Vodafone. L’azienda per la quale ho lavorato per 7 anni, della quale sono stato cliente per 9 anni. Che in ogni modo, ho sempre difeso a spada tratta anche quando non vestivo i panni dell’operatore. E poi la Nokia. Mi sono sempre battuto contro chi mi diceva che gli altri cellulari erano migliori. Nokia hard user fore ever, questo ero. E quel “carta sim non registrata” mi ha fatto realizzare quanto grande e importante fosse il passo appena compiuto.
(Sto esagerando appositamente, è solo per enfatizzare! In parte…)
Comunque, tanto perchè si sappia, ieri ho attivato un’altra sim vodafone ricaricabile da utilizzare come modem. Dopo 7 anni di serivizio, il distacco si è dimostrato più duro di quello che pensavo!
E quindi eccomi qui, entrato nella grande famiglia Apple. Ora il passo dell’abbandonare Windows per un Mac è breve.
La mia vita è cambiata? Ancora no.
Mi sono pentito della scelta? Mmmm….. pentito ancora no. Ma le differenze sicuramente si notano. E per ora sto notando i difetti. Ma tutti mi dicono che perderanno di valore non appena comincerò a carpire le vere potenzialità dell’oggetto.
Ora mi dedico alla cena nel forno. Salmone con patate.
Ma non ho finito, ho altro da scrivere.