L’adorabile pioggia di Londra e la discrezione dei suoi cani

Heathrow, 13 Maggio 2012

Sono a Heathrow aspettando il volo per Boston. Non c’erano posti vicino al finestrino ed io odio quando non posso volare vicino al finestrino sui voli di lunga tratta. I miei tentativi nel muovere British Airways a compassione e concedermi un posto finestrino sono stati miserabili e vani. Li ho chiamati ieri dichiarando di avere una particolare forma di claustrofobia e che era di vitale importanza che mi fosse dato un posto vicino al finestrino per il mio volo su Boston del giorno dopo (non ce n’erano disponibili al momento del checkin online). Il tizio mi ha fatto notare che BA dà la possibilità di prenotare il proprio posto in anticipo. Io ho fatto notare che tale servizio è garantito dietro pagamento di £12 e che non trovo giusto che se già sono sfortunato abbastanza da avere una malattia come la claustrofobia (non ho ancora fatto ricerche per accertarmi che la claustrofobia sia davvero una malattia, la conversazione era in inglese è ho semplicemente usato il termine ‘sickness’…), BA mi renda ancora più sfortunato costringendomi a pagare per poter alleviare un po’ le mie sofferenze. Il tizio ha consigliato di discutere la cosa con l’NHS (sanità pubblica inglese) e vedere se è prevista una qualche forma di rimborso. Ho detto che se domani mi viene un attacco di panico a metà strada sopra l’Atlantico, spero davvero che a bordo ci sia qualcuno dell’NHS istruito per gestire certi casi. Il tizio ha detto che lo staff di BA è istruito per gestire casi ben peggiori. Alla fine me la sono cavata con un posto nel mezzo. Paolo 0 – BA 1.

Stamane c’è il sole a Londra e quando c’è il sole, questa città si trasforma in qualcosa che il giorno prima non c’era. Rinasce e ogni volta mi colpisce come se la vedessi per la prima volta, forse proprio per il fatto che spesso passano periodi così lunghi tra un raggio di sole e l’altro. Ormai vivo qui da diversi anni, dovrei essere abituato a tutto quello che Londra ha da offrire, come a Roma quando ogni giorno passavo per Piazza di Spagna per andare al lavoro, eppure ancora rimango sorpreso da così tante cose. Mi piace sedermi nel piano superiore degli autobus e guardare fuori dal finestrino, anche solo per il tragitto casa-lavoro. Rimango incantato davanti ad un qualsiasi parco inglese e guardo con ammirazione e divertimento ai bambini britannici e alle loro mamme e al modo in cui lasciano che i figli si sporchino, cadano, si rialzino, si imbrattino e giochino con cani grandi come dromedari mannari senza mostrare la minima preoccupazione verso tutto questo. Da quando sono qui riesco ad apprezzare ogni singolo raggio di sole ogni qualvolta ce n’è uno e, come un qualsiasi altro inglese, al primo segno di cielo blu metto pantaloncini e corro al parco con la stessa velocità con cui i venditori ambulanti di ombrelli riempiono le strade italiani ancora prima che la prima goccia tocchi suolo. Mi piacciono le vecchine che salutano l’autista quando salgono sull’autobus e dicono ‘thank you’ prima di scendere e mi piace fare lo stesso. Mi gusto e mi godo i pub il venerdì sera come se fossi appena arrivato a Stansted su un volo Ryan-get-the-fuck-on-the-plain-Air, le Ale che vengono servite a temperatura ambiente (che tanto non è mai troppo calda). Sono affascinato dal rito del tè che si consuma ogni giorno da secoli, l’accuratezza con cui le signore lo scelgono al supermercato come noi scegliamo la pasta, la vasta scelta che i supermercati ne offrono e l’attenzione nel togliere l’acqua dal bollitore un momento prima che questa cominci effettivamente a bollire.

Mi piace il lunedì perché è il giorno di raccolta dell’immondizia e tutti lasciano i loro bidoni fuori (a Richmond blu per carta e cartone, nero per vetro e plastica, verde per rifiuti organici, buste bianche per tutto il resto) e io mi godo (e vi partecipo) anche quest’atro rito nel tragitto verso la stazione. Mi piacciono i cani e il modo in cui vivono e convivono gli uni con gli altri, condividendo tutti gli spazi con indifferenza. Al massimo una sniffatina veloce nelle parti bassi, ma nulla di più. Non c’è bisogno di guinzaglio, non ci sono cagnare varie quando si incontrano al parco. Semplicemente sono lì, consapevoli (o forse no) di chi gli sta a due metri di distanza ma il tutto con estrema discrezione. Ecco, i cani inglese sono discreti (tranne Blue, il chiwawa di Carlo e Terry che, inconsapevole delle sue dimensioni, è sempre pronta ad azzuffarsi con qualsiasi altra specie).

Più tempo passo qui e sempre più spesso mi ritrovo a maledire le (disastrose) condizioni meteo di questo Paese, forse proprio perché mi rendo conto che sono l’espressione tangibile del mio umore (sarà l’avvicinarsi degli anni della prostata o forse un perenne ciclo mestruale che non trova altra forma di sfogo). Ci sono due cose che qui non vuoi dimenticare a casa quando si esce: un ombrello e gli occhiali da sole, perché non sai mai quando potresti avere bisogno dell’uno degli altri. Io, dal canto mio, non ho né occhiali da sole né un ombrello, vivo in pace ed armonia con gli elementi come un vero uomo deve fare (magari è per questo che mi rode il culo).

Nei pochi anni che ho passato qui ho accumulato un tale numero di fregature ed esperienze estremamente brutte come non mi sono mai sognato in 28 anni passati in Italia.  Eppure sento un rispetto profondo per questo posto. Banalmente, amore e odio. Vorrei andarmene ma poi voglio solo rimanere qui. Alejandra una volta mi disse ‘Londra è così, o la odi o la ami’. Sia che ci vieni da turista, sia che decidi di viverci, sono sempre più convinto che questa banalità che la mia amica spagnola mi passò sia vera, una legge della natura.

Stanno per chiamare il mio volo, ma penso che rimmarò qui ancora per un po’. I raggi del sole passano attraverso le grandi vetrate di Heathrow, è un tepore così piacevole. Mi sono tolto le scarpe e ho poggiato i piedi sul vetro. In fondo, non so quando mi potrà capitare un’altra volta 🙂

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