Prima settimana passata. Abbastanza in fretta devo dire, forse per via del training intenso che ho sostenuto al lavoro. L’ufficio di londra sembra la casa del grande fratello: open space ovunque, pareti in muratura solo dove strettamente necessario, sostituite tutte da delle vetrate, comprese quelle che danno sulla strada. Praticamente si lavora in vetrina. Meglio, così forse mi toglierò il vizio di mettermi le dita nel naso e appiccicare i verdoni sotto la scrivania… (scherzo ovviamente).
Ecco come è andata la settimana. La stanza dove si è svolto il training era di circa 6 o 7 mq. Dopo i primi 30 minuti lì dentro comincio a notare i pinguini che si lasciano scivolare sulla pancia lungo le pareti di ghiaccio che man mano si vanno formando nella stanza, e allora mi dico che probabilmente non è una mia impressione, forse la temperatura dell’aria condizionata è davvero troppo bassa. Mi alzo per verificare e la sorpresa e lo sgomento nel leggere 19°C sul display sono davvero grandi. Avrei voluto urlare “ma che sete rincoioniti!!” solo che poi avrei dovuto tradurre il termine “rincoioniti” in inglese e in quel momento non mi veniva, sicuramente per via della bassa temperatura. Avrei anche potuto far notare loro che eravamo a Londra, la città grigia per antonomasia e visti anche i pericolosi effetti del surriscaldamento globale l’aria condizionata era davvero uno spreco. Ma non mi andava di piantar casino 30 minuti dopo l’inizio della mia carriera nell’ufficio britannico, quindi lascio correre. Per il resto della settimana la temperatura e’ stata stazionaria tra i 23 e i 24 gradi. Arrivati a mercoledi’ ho cominciato ad accusare i primi cenni di malattia. Ma andiamo pêr gradi… tanto per rimanere in tema.
Martedi’ sera ci aspetta la caccia al tesoro divisi in due squadre. Non so se la mia squadra ha vinto, ma ora so che:
– a londra in agosto c’è una notevole escursione termica tra giorno e notte, mai uscire senza giacca
– so dove visse Braml Stoker
– so dove visse Oscar Wilde
– so dove visse Re Enrico viii prima di diventare Re Enrico viii
– so perchè tutte queste persone compresi Madonna e diversi calciatori hanno deciso di vivere a Chelsea
– e so perchè io probabilmente non ci vivro’ mai.
Mercoledi’ comincia la cura di aspirine visto che il mal di gola e il raffreddore avanzano (temperatura aria stazionaria). Sembra impossibile riuscire a trovare un termometro nelle farmacie londinesi per via dell’assalto che c’è stato nelle ultime settimane. Quindi posso solo sperare e ipotizzare che non ci sia febbre. Al lavoro preferisco non dire nulla per paura di essere messo in quarantena, ma seguo con attenzione tutti i consigli sul sito dell’ NHS (national healt service). Sembra che i sintomi della suina non ci siano. Nel frattempo compro un biglietto del treno per Parigi, dove avevo già programmato il week end ospite di Alessandro.
Giovedi’. Continuo con le aspirine. Per sicurezza evito di fare il fico e metto una maglia sotto la camicia. Continua il training nella stanza – acquario. Dopo pranzo una tizia porta la temperatura a 22°. “Isn’t that too low?”, mi permetto di domandare, sul viso il mio irresistibile sorriso. “E’ per tenervi svegli”, risponde lei, sul viso l’accenno di un ghigno. “Ma vaffanculo” avrei potuto aggiungere. Ma uno dei miei obiettivi in questa esperienza d’oltre manica è di dare una lezione di vero stile italiano a questa gente (visto che lo stile berlusconiano sembra essere l’unico conosciuto), quindi mi limito ad alzare la temperatura di un paio di gradi quando nessuno guarda. La sera stessa, sulla strada del ritorno, nel giro di qualche secondo comincia a mandarla giù neanche fossimo a New Orleans al passaggio di Katrina. A roma nella stessa situazione le strade si sarebbero riempite di venditori di ombrelli nel giro di 8 secondi, un tempo migliore di quello delle scuderie ferrari. A londra tutto cio’ non succede. Forse perchè hanno delle regole per l’immigrazione più severe? No. Semplicemente perchè tutti, tranne il sottoscritto che c’ha già vissuto, sanno che a londra queste cose succedono tutti i giorni.
Venerdi’. Continuo a non sentirmi un granchè bene, ma Victor delle risorse umane mi consegna il tesserino della mia assicurazione medica gentilmente offerta da EF, quindi mi tranquillizzo un po’. La voglia del week end a paris è tanta, quindi mi presento in ufficio con la borsa pronta per prendere l’eurostar alle 16.40. Il viaggio verso il sud dell’inghilterra mi ha permesso di vedere un po’ di paesaggi inglesi e il tunnel della manica non è poi cosi’ tragico. Basta non pensare che si sta viaggiando sotto il mare. Arrivato alla gare du nord di parigi mi rendo conto che forse qualche linea di febbre potrebbe esserci quando mi alzo e sento un onda tipo tzunami che mi attraversa la testa. Arrivato a casa di Alessandro mi misuro la temperatura (lui fortunatamente ha un termometro). 38° e qualcosa. Il week end va avanti cosi’, tra vaneggimenti (non mancanto mai anche nei momenti di perfetta forma), mal di ossa, mal di testa, mal di gola e alessandro che mi fa ingurgitare medicine dai nomi francofoni a cadenza regolare (grazie!). Ma non è suina, lo so! Lo dice anche il sito del ministero della salute francese. L’apice arriva domenica quando la temperatura tocca a quasi i 39°, al che decido che forse non e’ il caso di affrontare il viaggio di ritorno ( avevo il biglietto per quel giorno alle 20 circa). La mattina dopo chiamo in ufficio, spiego l’accaduto dicendo che sto per andare da un medico. Loro chiedono di far sapere qualora fosse suina. Io mi gratto. Il medico francese dice che non e’ suina, ma mi prescrive una lista enorme di medicine e riposo fino a mercoledi’.
Quindi eccomi qui, ancora a parigi, senza febbre ma con il mal di gola e qualche doloretto. Appena da una settimana a londra e ho già sconfitto la suina (secondo me era lei!!) e preso tre giorni di malattia dal lavoro. Complimenti.
Domani torno a londra. Il prossimo obiettivo sarà trovare casa 🙂