La strada per Bellaugello, dove agli ospiti è chiesto di essere quello che sono

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L’Umbria è quella regione al cuore dell’Italia che ti abbraccia con quella silente atmosfera mistica sospesa tra spazio e tempo. Dal momento in cui ho avuto una macchina mia ho cominciato a visitare la regione al cuore dell’Italia regolarmente almeno una volta l’anno; l’essermi trasferito all’estero circa 11 anni fa non mi ha fermato e ogni estate, almeno per un fine settimana, lascio che l’Umbria mi rigeneri nella mente e nello spirito mentre cammino per i suoi vicoli medievali e assorbo quanto più posso i suoi panorami che si perdono tra colline silenziose e storie vecchie di secoli. Bellaugello, dove sono diretto, si adatta perfettamente a questa immagine offrendo ai suoi ospiti il lusso di poter dimenticare il qui e il dove; come dice Alec, il proprietario di origini scozzesi, “L’unica cosa che chiedo loro e di essere se stessi”.

È metà mattinata quando lascio la A1 a Orte e prendo la E45 – la superstrada europea che porta dalla Sicilia al nord della Svezia lungo circa 5000 chilometri. Un’ora dopo aver lasciato Roma mi ricordo perché questa è una delle mie strade preferite in Italia.

Le colline umbre che si inseguono l’una con l’altra mi vengono incontro da nord-est e i paesi che passo lungo la strada hanno nomi che ricordano La Contea di Tolkien. Narni, la cui versione latina inspirò la Narnia di C. S. Lewis; Castelleone; Acquasparta; Casa del Diavolo, per citarne qualcuno.

Pochi chilometri dopo aver passato Perugia, lascio la E45 e prendo la strada provinciale che porta a Gubbio, la città medievale dove la leggenda vuole che San Francesco ammansì il lupo feroce quasi sette secoli fa.

Dopo 20 chilometri di passi collinari, scorgo la curva con il muro di pietra sulla sinistra come le istruzioni fornite da Alec suggerivano. Rallento, svolto a destra e prendo una strada sterrata. Da questo momento in poi è solo vegetazione, casali di campagna e viste mozzafiato sopra valli fino agli appennini che si presentano inaspettate ad ogni curva. Una serie di segnali nel terreno mostra la via per Bellaugello.

Quando la strada sembra diventare troppo stretta per proseguire, l’ultimo di quei segnali indica l’entrata. Passato il cancello, un campo terrazzato sul fianco della collina dà spazio a due macchine parcheggiate e un trattore. Una scala scavata nel terreno scende lungo il verde dislivello fino a girare intorno ad un albero di fichi. Prendo il bagaglio dalla macchina e comincio la mia discesa.

La dolce fragranza di lavanda e il ronzio delle api si fanno più intensi mentre passo uno dei cespugli lilla che si trovano in tutta la tenuta. Le api non sembrano essere minimamente interessate dalla mia presenza.

Arrivato in fondo alla scalinata, un altro giardino terrazzato si apre davanti a me e il casolare su due piani con il muro in pietra si presenta in tutta la sua bellezza bucolica. Riconosco il tavolo in legno che avevo visto sul sito internet e non vedo l’ora di poter gustare la colazione di prodotti locali servita in giardino.

Bellaugello from the sky

Image by Micaela Malingri

Poso il bagaglio su una delle sedie e mi avvicino alla ringhiera che segna il bordo del giardino terrazzato. Inspiro a fondo come per assorbire quanto più posso da quella valle che corre giù lungo il bordo della collina, attraversa il ruscello che vedo riflettere la luce pomeridiana, per poi incontrare e risalire lungo le colline sull’altro lato. Sembra che tutte le sfumature di verde siano state gettate lì di fronte a me. Penso con gioia che è così che passerò i prossimi due giorni.

“Fidati, non ci si stanca mai di quella vista.” Mi giro per incontrare Alec il proprietario di Bellaugello. Indossa un paio di pantaloncini e una maglietta che mostra la pelle abbronzata dal sole italiano di chi passa gran parte della sua vita all’aperto. Mi guarda sorridendo ma allo stesso tempo guarda oltre alla valle sotto di noi, con l’orgoglio e la consapevolezza di chi sa quel che dice.

“Non sono neanche sicuro di sapere dove siamo ma fidati, mi fido!” Rispondo voltandomi nuovamente per godere ancora un po’ di quella vista. Alec si avvicina alla ringhiera.

“Siamo nella zona chiamata Frazione Valdichiascio e quello lì sotto,” punta il dito verso il ruscello che rimanda i bagliori del sole durante la sua discesa a ovest, “quello è il fiume Chiascio.” Mi concede una breve pausa per mettere a fuoco i dettagli. “In fondo oltre quella collina” alza il dito di qualche grado, “puoi vedere il monte Subasio. Lo si riconosce dalla cima calva.”

Image by Alec Furtek

Dopo qualche altra nozione sulla geografia del posto, Alec mi fa accomodare dentro per sbrigare le pratiche di check-in. Entriamo nella sala principale della casa che funziona anche da sala da pranzo. La stanza è ammobiliata e ornamentata con l’elegante semplicità che ci si aspetta da un casolare immerso nel verde. Ogni singolo artefatto in legno, dipinto sulle pareti o pezzo di mobilio sembrano incastrarsi perfettamente alle sensazione suscitate nel ritrovarsi in quel luogo.

Mi guardo intorno e mi sembra di rivivere le quattro stagioni in un momento. Lo scaffale che mostra una larga selezione di bottiglie mi trasporta ad una tarda serata primaverile mentre sorseggio un bicchiere o due di Montefalco seduto nel patio. Un’occhiata al maestoso camino ed è subito inverno mentre gusto un calice di Nero d’Avola seduto davanti al fuoco. 

Poi dalla porta che conduce al retro della casa mi arriva il tonfo di un tuffo in piscina. Mi ricordo le foto della piscina inifnity che si affaccia sulla valle dal bordo del giardino. Dopotutto, sono contento che sia estate e il resto della giornata passato su bordo piscina sembra un piano perfetto.

Neanche un’ora dopo sono disteso su una sdraio mentre mi lascio asciugare al sole dopo aver fluttuato immobile nell’acqua per buoni 20 minuti e una chiacchierata con gli altri ospiti di Bellaugello. Due coppie, una dall’Emilia Romagna, partiti da poco per andare a cena a Gubbio, e un’altra in visita da Washington che invece ha deciso come me di indugiare ancora per un po’ nel piacevole tepore serale. I due ora sonnecchiano sull’altro lato della piscina tenendosi per mano.

Image by Alec Furtek

Alla fine ho optato per un bicchiere di Pecorino, il bianco di origini abruzzesi, che mi tiene compagnia mentre mi godo la lentezza di quel momento. Vedo Alec avvicinarsi per la sua nuotata serale; mi ricordo di aver letto di questa sua abitudine da qualche parte sul blog. Dopo un paio di vasche si unisce a me sulla sdraio di fianco alla mia.

“Perché l’Umbria?” Gli chiedo anche se mi sembra che la risposta, ovvia, sia lì nella maestosa vista davanti a me. Ma Alec mi sorprende con una descrizione molto più dettagliata.

“Visitai l’Umbria per la prima volta verso la fine degli anni ‘80, quando era ancora una terra nascosta alle masse. Me ne innamorai subito. Ci tornai in vacanza diverse volte con il mio partner dell’epoca e anche lui imparò ad amarla. Geograficamente, sembrava il posto migliore per dare via al nostro progetto. Volevamo vivere lo stile di vita italiano e non volevamo essere circondati da stranieri; questa regione sembrava fare al caso nostro.”

Sorrido mentre penso allo stile di vita italiano e da italiano gli chiedo cosa intenda. “A parte che per il sogno di aprire un bed & breakfast gay-friendly che di per sé era un’ambizione che inseguivo da tempo, quello che probabilmente ci spingeva qui era la voglia di allontanarsi dal culto della venerazione delle celebrità, dalla mentalità del consumismo e del cane mangia cane che andavano crescendo nel Regno Unito. E poi ovvio, il desiderio di una vita al sole fatta di dedizione e valori quali l’onesta amicizia che avevamo ritrovato in italia.”

Mando giù un altro sorso mentre rifletto su quell’interessante visione dell’essere italiani che Alec mi sta proponendo.

“Ad ogni vacanza da queste parti andavamo a vedere proprietà da poter comprare;” continua Alec con il suo racconto, “ne vedemmo piu di 50 in quasi cinque anni. Gli agenti immobiliari provano a venderti quello che vogliono che spesso non è neanche lontanamente quello che vuoi tu.”

“Cinque anni per trovare il posto giusto.” Faccio notare. “Costa stavate cercando esattamente?”

“Avevamo cinque requisiti principali per la ricerca della nostra proprietà ideale. Doveva guardare a sud con una vista grandiosa e l’altitudine giusta.”

“Mi sembra che possiate certamente considerare questo punto raggiunto.” Indico con uno sguardo al mondo sotto di noi oltre il giardino. Alec mi fa l’occhiolino e prosegue.

“Doveva essere circondata da una tenuta con accesso diretto all’acqua corrente.”

Image by Alec Furtek

“Acqua e vino!” Commento alzando il bicchiere ma pensando anche a tutti gli alberi da frutto e ai campi coltivati che ho visto in giro e che contribuiscono ai piatti eccellenti che Alec mette in tavola.

“Volevamo un posto che non fosse troppo lontano dalla città. Gubbio, uno dei posti più pittoreschi in Umbria, è a soli 15 minuti di macchina.”

 

“Oppure Perugia. È un po’ più lontana ma probabilmente ha tutto ciò che ci si aspetta da un capoluogo di regione.” Aggiungo io.

“In fine, volevamo una casa da restaurare. Non avevamo intenzione di accollarci il lavoro di cattivo gusto portato avanti da proprietari precedenti ma ne’ volevamo comprare un cumulo di macerie.” E una casa in fine trovarono. Un vecchio casale che compare sulle mappe del posto sin 1600. Una casa per gli ospiti, una casa degli ospiti, con così tanta storia e così tanto potenziale da poter sviluppare.

Quella notte, dopo un bicchiere oltre le mie solidi abitudini, non mi sento di guidare fino a Gubbio per cena. I ragazzi da Washington avevano prenotato la cena con anticipo, il che è richiesto agli ospiti che vogliano cenare lì. Bellaugello non è un ristorante e tutti i piatti vengono cucinati appositamente sul momento per gli ospiti che lo richiedano. Nonostante non avessi prenotato la mia cena vegetariana, Alec si adopera all’ultimo minuto e mette insieme un pasto leggero fatto di verdure grigliate e formaggi del posto che consumo seduto in giardino con lui e gli altri due ospiti.

Più tardi quella sera, mentre mi rilasso sul letto king size nella suite Duca, mi guardo intorno e penso a quello che ha detto Alec circa il non voler accollarsi il cattivo gusto di qualcun altro. Alec voleva scolpire quel posto esattamente come lo vedeva nella sua mente ma non voleva dover partire dalle fondamenta. Questo posto doveva già avere una sua storia antica, come sono le storie che si trovano tra le vie, nelle foreste e lungo le colline silenziose di questa regione

Questo è Bellaugello. Un luogo antico dove le persone possono trovare l’apertura mentale moderna dell’essere quello che sono. È un luogo che ti sorprende con l’attenzione a quei piccoli dettagli che rendono il soggiorno un soggiorno piacevole. È dove ognuna delle cinque suite, dalla più piccola alla più lussuosa, sembrano casa e ognuna ha una doccia di dimensioni tali che la routine giornaliera diventa un’esperienza di per sé.

Image by Alec Furtek

Ti arricchisce con la semplicità rigenerante delle valli coperte da una leggera foschia che riflette le sfumature dell’alba o con l’originalità di un cesto di fichi appena colti per colazione. È dove si può passare la mattinata a sonnecchiare letto senza sentirsi in colpa, o sdraiati su bordo piscina tutto il giorno oppure uscire di buon ora per esplorare le bellezze della regione. Qualsiasi cosa si decida di fare a Bellaugello, con chiunque si decida di andare, quello che si decide di (non) indossare, chiunque tu voglia essere qui nessuno ti chiederà dei come e dei perché

 Bellaugello è pubblicizzato come un “Gay Country House”. Di principio sono contro le etichette e solitamente storco il naso quando ne vedo appiccicate sopra ai libri, ai film, ai matrimoni e ora anche alle case vacanza. Ma cosa significa Gay Country House in realtà? “Quello che viene chiesto loro è di essere se stessi”, dice Alec. Questo significa: un posto dove le persone ricevono e danno il rispetto che tutti ci meritiamo e dove le differenze non sono qualcosa di cui dover essere spaventati ma qualcosa da cui apprendere e da abbracciare.

Image by Alec Furtek

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